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Nel lunghissimo ora

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Abitata dal verde

non ti nascondo la piaga,

luminosa,

la bestia santa

sul pudore della parola

invincibile

quando spunta il fiore

non può essere detta la grazia

che smaschera un Dio.

- quale veggente cecità

ti tiene prigioniero di ciò che sveli,

non potendo sopportare il peso della libertà

scegli la felicità

dimentico del sapore dell’intero.

 

Eppure la candela rimane accesa

in mezzo al più violento temporale

penetrando nella sua bellezza

fino al tempo del riposo.  Colma,

assimilando il male dopo gli occhi

cammino  ad ospitare il movimento

del pensiero. La grazia,

la grazia è il ritorno di ogni  libertà,

quando non c’è più nulla da fare

bisogna essere, aman,

anche lavandosi con l’acqua sporca

ogni mattina

preservandosi puri

nel rituale del risveglio-

come un modo per aiutare Dio,

divenendo Noi

divini,

e cruciali,  ovunque diffusi.

 

Incarnando la mancanza

ho tenuto tra le braccia nostro figlio,

nostro figlio morente,

mutando la nascita in deposizione

nel suo ultimo respiro ho urlato

io sono madre

rilanciando la vita

                             prima degli occhi-

dov’è radicale la forza del bene,

irreversibile.- Coli dalle dita

e dappertutto

                                  rimani

dove il Canto risplende

nel lunghissimo ora

                                 che sei

 Gil - 06/04/2016 08:22:00 [ leggi altri commenti di Gil » ]

È una poesia intessuta con gli opposti radicali, dove il loro punto di congiunzione è la maternità che figli l’aman; recuperando il religioso dell’immagine, ne coglie il cuore, ne svela il cuore di Dio. Superba la filigrana che lascia trasparire la bellezza della Pietà, superandone la dimensione puramente estetica, per elevarsi ancora in un senso teologale della generazione redentiva attraverso la carne. Anche se il passaggio che prediligo, in una lettura sempre troppo sì breve ed inadeguata (merita la trascrizione dei versi e per ogni verso un singolo commento, mentre ne è indegno il mio così breve; solo vorrei segnalare la bellezza profonda della purificazione con l’acqua sporca: qui meriterebbe ancora un commento a parte), è quello della sublime sapienza nella contrapposizione libertà-felicità, poiché solo nella prima opzione tutti l’umano ritorna al centro del Mistero rimanendo radicalmente umano nel suo conoscersi (in) Dio.
Ripeto, il mio è solo un accenno, mentre quest’altra opera poetica di Amina è pregna di significati che meriterebbe un libro a parte, per restituirne un poco della luce di cui è davvero bella nei suoi raggi di rifrazione.

SempreMiaInsuperabilePoetessa

 Ferdinando Giordano - 04/04/2016 19:51:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Giordano » ]

Evocativa da tempo, prima della pelle tocca la lingua. Come magma sensoriale, come segno ti forma l’emozione.

 Marco Ribani - 04/04/2016 06:26:00 [ leggi altri commenti di Marco Ribani » ]

C’è una foresta nata appena che si alza. I corpi nostri che vogliono sedersi.
Essere accolti dalla tanta luce privata nell’istante in cui qualcuno
spense qualche milione d’occhi insieme ai nostri. Non pestate vi prego
labbra nostre. Si aprono sulla cavità dello stupore. Toccando l’umida
distesa del mio cuore con lingua segreta cucita con il filo del languore
Non pestate vi prego parole nostre tutte protese oltre le azzurre nebbie
Non pestate vi prego anche sguardo mio che vede prima d’occhi e si fa
eterno e pulsa ben vivente dentro il petto cantando cori- in -arie

 Franco Bonvini - 03/04/2016 18:57:00 [ leggi altri commenti di Franco Bonvini » ]

In continua evoluzione..

 Paolo - 03/04/2016 18:42:00 [ leggi altri commenti di Paolo » ]

Grazie di cuore Amina per quest’altro dono.

 Alessandra Ponticelli Conti - 03/04/2016 16:09:00 [ leggi altri commenti di Alessandra Ponticelli Conti » ]

Immensa...
"Eppure la candela rimane accesa/in mezzo al più violento temporale/ penetrando nella sua bellezza/ fino al tempo del riposo."
Ciao Amina, un abbraccio!

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